RSI, la TV Svizzera a L’Aquila per incontrare la comunità Crescere Insieme
La Tv di Stato Svizzera RSI è stata a L’Aquila nei giorni scorsi per realizzare un servizio sulle strutture rivolte all’accoglienza dei minori e sulla situazione delle carceri minorili in Italia. Enrico Marra, giornalista dell’emittente svizzera, ha intervistato il responsabile della comunità Crescere Insieme e i suoi giovani ospiti. Nel video a parlare è anche il giovane Said, arrivato quindicenne dalla Guinea Conakry e ora, neo maggiorenne, ben integrato nel territorio aquilano. Attualmente vive da solo e svolge la professione di meccanico. Lui è un dei tanti giovani che ci dimostra quanto un’ integrazione completa e soddisfacente sia possibile, quando vengono messe in campo tutte le strategie necessarie per raggiungerla. I ragazzi vanno fatti sentire parte del sistema, per evitare marginalizzazioni e derive delinquenziali. Per questo è importante che sia tutta la comunità a collaborare nel progetto di integrazione e fare rete.
Learn MoreComunità per minori: “Noi parte della soluzione, non del problema.”
Il lavoro educativo con i minori stranieri non accompagnati è complesso, fatto di mille sfaccettature e composto da tanti attori sociali. Le analisi dei fenomeni richiedono impegno, onestà intellettuale e collaborazione da parte di tutta la comunità. Pubblichiamo l’intervista di Alessio Ludovici per L’Aquila Blog al nostro responsabile, ringraziando per l’attenzione al tema.
“I casi di cronaca legati a fenomeni di devianza o vera e propria criminalità ci sono e da un po’. Non riguardano solo L’Aquila, basti pensare a cosa è successo a Pescara negli ultimi mesi. All’indice, in modo frettoloso, finiscono spesso le case famiglia e i professionisti e gli operatori che vi lavorano. Ne parliamo con Goffredo Juchich, responsabile della Comunità Crescere Insieme che da diversi anni accoglie minori in condizioni di fragilità, stranieri non accompagnati ma non solo.
Chiediamo innanzitutto se davvero i casi di cronaca di cui spesso si parla in città sono riconducibili ai ragazzi ospiti delle strutture presenti in città. “Dal nostro punto di vista possiamo dire che si tratta nella maggioranza dei casi di ragazzi che si trovano al di fuori dal circuito dell’accoglienza o che in qualche caso entrano ma ci stanno per poche ore per poi allontanarsi spontaneamente. In questi ultimi casi è chiaro che l’intervento educativo è complicato”.
Un’altra critica, che spesso si sente, riguarda la libertà di uscire. C’è un grosso equivoco a riguardo: “Non siamo strutture coercitive e non abbiamo molti strumenti in tal senso. Quello che possiamo dare sono delle regole e degli orari, ma se un ragazzo decide di non rientrare la notte o scomparire per giorni non possiamo fare niente”. Se non avvertire le autorità, cosa che avviene regolarmente, lo hanno confermato anche le forze dell’ordine più volte. “La collaborazione con loro è costante” conferma Juchich: “Le forze dell’ordine sono una parte della soluzione ai problemi anche se non l’unica. Noi collaboriamo volentieri nell’identificazione, nel tenere i nostri lontani da certi fenomeni di devianza”.
Sono un centinaio i minori stranieri non accompagnati ospiti delle case famiglie, la stragrande maggioranza di loro non dà problemi ribadisce Juchich: “Hanno percorsi educativi strutturati, di formazione, di studio, di lavoro e sono secondo me la maggioranza”. E se guardiamo con occhi diversi la città lo vediamo anche noi, perché questi ragazzi li vediamo spesso, nelle cucine di un ristorante piuttosto che in altri luoghi di lavoro.
A monitorare il lavoro delle comunità, uno dei pezzi dell’accoglienza ma non l’unico, ci sono diverse istituzioni. “Noi – racconta Juchich – siamo sottoposti a due ispezioni ordinarie annuali da parte della procura, e a quelle straordinarie, oltre che della stessa procura, del Comune, dei servizi sociali e delle Forze dell’Ordine”. Controlli moltiplicati negli ultimi periodi. “I controlli sono sacrosanti e legittimi” chiarisce Juchich. Bisogna stare attenti a non sovradimensionarli rispetto alle criticità che, come detto, riguardano spesso altre tipologie di ragazzi, minori e non. Essere fermati spesso, senza aver fatto nulla, non fa altro che aumentare le tensioni, “un disagio” che si respira anche tra alcuni ragazzi.
Bisogna andare al cuore del problema, a quelle persone che sfuggono, per un motivo o un altro, alla rete di servizi dell’accoglienza. “Quello che accade qui all’Aquila accade anche altrove, ma nella nostra città parliamo di un fenomeno che forse coinvolge non più di 50 persone. Un numero esiguo che in città trova rete amicale e le condizioni per un certo tipo di comportamenti, come ad esempio può essere il palazzo abbandonato ancora da ricostruire”. Il problema principale, in questo momento, riguarda alcuni ragazzi del nord africa: “Si può intervenire con l’educazione di strada, bisogna strutturare percorsi in equipe, quello che facciamo nelle strutture lo si può riproporre anche fuori.” Crescere Insieme ha anche risposto, con il Comune dell’Aquila, a un progetto che, se andrà in porto, vedrà la nascita in città di un centro multifunzionale in cui praticare progetti di integrazione, di sport, cultura e inserimento civico e professionale, anche ai ragazzi di strada.”
Learn More
U- Report on the Move: una piattaforma per i ragazzi della comunità
Abbiamo avuto il piacere di ospitare per il secondo anno consecutivo l’iniziativa promossa da UNICEF chiamata “U-Report on the Move”, rivolta ai ragazzi minori stranieri non accompagnati ospiti della nostra comunità. Con l’operatore Unicef, il 12 giugno scorso, i ragazzi hanno condiviso gli obiettivi che stanno raggiungendo e discusso di quelli che vogliono ottenere durante questo percorso di permanenza in comunità e, più in generale, in Italia una volta maggiorenni.
Molte sono le domande quando ci si affaccia al mondo degli adulti; per i ragazzi stranieri le lungaggini burocratiche possono essere un ostacolo non indifferente. Attraverso U-Report on the Move, una piattaforma digitale UNICEF i giovani migranti e rifugiati in Italia possono esprimere la loro voce su tematiche importanti, confrontarsi con una rete di esperti legali e non, per consulenze digitali gratuite ed avere informazioni importanti nell’ambito della protezione e inclusione sociale.
Per saperne di più visita la pagina Facebook: UReportONtheMOVE
Learn MoreMinori stranieri a L’Aquila: il lavoro delle comunità
LINK intervista a Goffredo Juchich – Minori stranieri a L’Aquila: il lavoro delle comunità
A seguito dei recenti fatti che vedono coinvolti diversi minori stranieri che si trovano sul territorio aquilano, il responsabile della comunità Crescere Insieme Goffredo Juchich è stato intervistato dalle telecamere del TGR Abruzzo per parlare dell’alternativa progettuale che le comunità come la sua offrono ai ragazzi che entrano nel circuito dell’accoglienza. Nell’articolo, potete vedere parte del servizio andato in onda questa settimana.
È possibile vedere la puntata per intero al link allegato all’articolo.
Learn MoreChi sono i MSNA?
Con l’espressione “minore straniero non accompagnato” (MSNA), si fa riferimento al minore di anni diciotto, cittadino di Stati
non appartenenti all’Unione europea o apolide, che si trova, per qualsiasi causa, nel territorio nazionale, privo di assistenza e rappresentanza legale da parte dei genitori o di altri adulti per lui legalmente responsabili.
I MSNA sono oggi una delle categorie maggiormente vulnerabili, a rischio di esclusione sociale, discriminazioni, sfruttamento e devianza. Possono avere un bagaglio di vita pesante alle spalle, costituito spesso da violenze, privazioni e sono accomunati dall’esperienza di un viaggio lungo mesi, se non anni. In Italia questi giovani affrontano sfide decisive per il loro futuro, dall’apprendimento della lingua all’inserimento scolastico e lavorativo, per evitare di rimanere sospesi in un limbo e poter invece raggiungere una piena inclusione sociale, sentendosi parte attiva e responsabile della comunità.
La L. 47/2017 prevede un sistema unitario su tutto il territorio nazionale di accoglienza, identificazione, accertamento dell’età e tutela dei msna, garantendone anzitutto il diritto alla salute, all’istruzione e all’ascolto nei procedimenti amministrativi che li riguardano. Tra gli strumenti indicati dalla legge per la tutela del supremo interesse del minore vi è l’istituzione della figura del tutore volontario.
Al minore straniero non accompagnato che fa ingresso in Italia, possono essere riconosciuti alternativamente i seguenti permessi di soggiorno:
a) permesso di soggiorno per minore età, il quale può essere richiesto direttamente dal minore, o dall’esercente responsabilità genitoriale, anche prima dell’ accesso ai corsi di formazione professionale a nomina del tutore;
b) permesso di soggiorno per motivi familiari, rilasciato al minore infraquattordicenne affidato o sottoposto alla tutela di un cittadino italiano con cui convive o al minore ultraquattordicenne affidato o sottoposto alla tutela di un cittadino italiano o di un cittadino straniero regolarmente soggiornante con cui convive. Entrambi i permessi di soggiorno sono validi fino al compimento della maggiore età.
“I minori stranieri non accompagnati presenti in Italia sono oltre 21 mila: non sono solo numeri, ma persone che hanno bisogni, speranze e paure.” Così Unicef descrive la situazione attuale italiana. Per questo, educatrici ed educatori della comunità Crescere Insieme accompagnano questi ragazzi all’autonomia, sostenendoli in varie attività:
- consolidamento della lingua italiana
- inserimento lavorativo
- ricerca di un’abitazione
- regolarizzazione dei documenti
Se vuoi avere maggiori informazioni sulla vita delle comunità per MSNA come la nostra, seguici sui canali social e sul sito!
Learn More
La situazione dei neomaggiorenni stranieri in Italia
Si sente spesso parlare di minori all’interno delle comunità educative e di quale sia il percorso di crescita più adatto a loro. Si discute delle loro necessità, delle criticità dei loro percorsi e il livello di attenzione aumenta quando si parla di minori stranieri non accompagnati. Purtroppo però l’incremento di attenzione spesso non corrisponde ad un reale aumento di conoscenza dei percorsi che si possono effettuare e degli interventi educativi effettuati. Le comunità e i professionisti che ci lavorano vengono chiamati a predisporre attività finalizzate a sostenere il percorso di crescita di questi ragazzi e ragazze fino, di norma, al raggiungimento della maggiore età. Ma dopo i 18 anni cosa succede? In Italia, se ne parla ancora troppo poco. Per questo abbiamo voluto approfondire il tema con la Dott.ssa Tamara Alfonso, Assistente Sociale della Comunità per minori Crescere Insieme. La Dottoressa da anni accompagna i minori ospiti nella struttura nel loro percorso verso l’indipendenza.
Cosa succede ai ragazzi ospiti in comunità quando raggiungono la maggiore età?
L’ingresso nel mondo degli adulti rappresenta sempre un passaggio delicato per ogni ragazzo/a, indipendentemente dalla sua nazionalità e non può essere limitato ad una semplice questione biografica. Per quanto riguarda i MSNA tale momento è ancora più critico perché che siano qui da tre anni o da tre mesi, per lo Stato italiano il loro percorso di tutela, nella maggior parte dei casi, finisce con l’arrivo della maggiore età. Questo significa che il periodo di accoglienza presso una struttura, il supporto e gli interventi educativi che hanno ricevuto fino a quel momento devono essere interrotti. I neomaggiorenni devono uscire subito dalla comunità per iniziare un percorso di vita autonomo. Questo è giusto per i ragazzi che hanno avuto l’occasione di consolidare le opportunità di crescita avute, come nel caso in cui siano riusciti ad acquisire competenze linguistiche italiane adeguate e si siano inseriti con successo in percorsi lavorativi ma la realtà è che molto spesso, al compimento dei 18 anni, questi percorsi sono ancora in piena fase di sviluppo. Di frequente i ragazzi arrivano in struttura prossimi ai 18 anni, con poco tempo a disposizione per imparare l’italiano, completare un percorso formativo e/o inserirsi in modo concreto nel mondo del lavoro. Il rischio è che si trovano a dover uscire senza aver conseguito gli obiettivi educativi previsti per loro e senza avere reali strumenti di indipendenza personale.
Una volta usciti, a cosa vanno incontro?
L’uscita dalla comunità è un momento molto delicato. Da un punto di vista prettamente pratico, se non si è potuto inserirli in altri percorsi di tutela e non hanno figure che in una prima fase possono aiutarli, i giovani devono avere una soluzione abitativa e la capacità di sostenersi finanziariamente. Inoltre, se non sono impegnati in percorsi di studio, hanno bisogno di un lavoro regolare e di un contratto di affitto in modo da poter rinnovare il permesso di soggiorno che nel frattempo, al compimento dei 18 anni, è scaduto insieme agli altri documenti ottenuti durante la loro minore età. Il rinnovo dei documenti è un elemento fondamentale per la loro permanenza regolare in Italia: il percorso realizzato nel periodo di accoglienza viene valutato dalla Direzione Generale dell’Immigrazione che rilascia parere positivo o negativo. L’esito di tale valutazione è finalizzato al rinnovo del permesso di soggiorno. L’aspetto burocratico è abbastanza complesso e purtroppo, nonostante durante il periodo di accoglienza cerchiamo di sostenere i ragazzi e le ragazze nell’acquisizione di competenze utili ad accedere ai servizi in maniera autonoma, spesso necessitano di un ulteriore sostegno da parte nostra.
Una volta usciti dalla comunità, non c’è un iter uguale per tutti. Teoricamente il nostro lavoro dovrebbe terminare al compimento dei 18 anni ma spesso continuiamo a sentirli e a supportarli, anche se magari non sono neanche più sul territorio. Per alcuni di loro la fase di sgancio è particolarmente difficile: gli educatori sono le uniche figure di riferimento sul territorio e si crea un rapporto di fiducia e stima reciproca che non si cancella da un giorno all’altro. In linea generale, ogni ragazzo/a sceglie la sua strada, anche in base al percorso effettuato in comunità: alcuni sono riusciti a crearsi delle opportunità e hanno degli strumenti per poter proseguire in autonomia, altri decidono di cambiare città e hanno bisogno solo di un supporto limitato mentre altri si trovano maggiormente in difficoltà. In questi ultimi casi, quando ci sono le condizioni giuste, entra in gioco il progetto “Porto Sicuro” di Città Aperta APS.
L’Associazione di Promozione Sociale, con cui collaboriamo dal 2018 tramite la realizzazione di attività di promozione della solidarietà e dell’inclusione sociale, mette a disposizione con questa iniziativa un appartamento. Si intende in questo modo fornire un ulteriore supporto verso l’indipendenza personale per quei ragazzi che hanno bisogno di un piccolo aiuto in più per poi proseguire con la loro vita in maniera autonoma. Per ogni ospite viene redatto un progetto di ospitalità che prevede il conseguimento di obiettivi formativi e lavorativi in un tempo chiaro, breve e definito. In sinergia con i volontari dell’Associazione, i giovani gestiscono l’appartamento e le questioni più pratiche della convivenza: contribuiscono alle spese per l’acquisto dei generi alimentari e alle utenze. È un progetto a cui teniamo tanto e che riesce a sostenere i ragazzi che hanno bisogno solo di una piccola mano in più. In poco più di un anno si è riusciti a dare sostegno a una decina di ragazzi che hanno potuto costruire basi solide per costruirsi un futuro migliore in Italia. Questo progetto però necessita di risorse e per questo cerchiamo di ottenere finanziamenti attraverso bandi e raccolte fondi, come quella aperta su buonacausa.org.
Dall’articolo di Abruzzo Sera https://abruzzosera.it/dott-ssa-tamara-alfonso-crescere-insieme-la-situazione-dei-neomaggiorenni-stranieri-in-italia/?fbclid=IwAR1XedM1fJWg7XKzBnAVx0pxD9a6Wc_4p71H7nLEaIN3-dVgAacda61bVMc
Learn MoreCarnevale ’24
Par che ognun di Carnevale
a suo modo possa far;
par che ora non sia male
anche pazzo diventar.
Viva dunque il Carnevale,
che diletti ci suol dar.
Carneval che tanto vale,
che fa i cuori giubilar.
Carlo Goldoni
In comunità, festeggiamo il primo carnevale con i bambini ospiti di Crescere Insieme!
Abbiamo draghetti, coccinelle… e tantissimi coriandoli.
Ci vediamo in centro per festeggiare tutti insieme!
Buone feste!
Anche a Crescere Insieme è arrivato Babbo Natale per portare i doni ai bambini, alle mamme e ai ragazzi della comunità!
Un magico momento che non può mancare mai… e poi, tutti a giocare a tombola: caramelle e cioccolatini saranno l’ambito premio.
Con l’occasione, vi auguriamo buone feste!
Learn MoreFirmato il Protocollo d’Intesa per l’identificazione e la presa in carico dei minori vittime di tratta e di sfruttamento
E’ stato firmato Giovedì 23 Novembre presso l’Auditorium dell’Ance all’Aquila il Protocollo d’Intesa per l’identificazione e la presa in carico dei minori vittime di tratta e di sfruttamento. Al tavolo della partecipata iniziativa voluta dal Procuratore della Repubblica presso il Tribunale dei Minorenni David Mancini erano seduti la Presidente del Tribunale per i Minori di L’Aquila Cecilia Angrisano, La Dirigente Santoli del Centro per la Giustizia Minorile di Abruzzo, Lazio e Molise e il Presidente della Cooperativa Sociale On the Road Sorgoni, i quali sono stati i primi sottoscrittori del Protocollo d’Intesa. Tra il numeroso pubblico intervenuto erano presenti i rappresentanti delle Forze dell’Ordine, l’Assessora al Comune dell’Aquila Manuela Tursini e i rappresentati delle comunità socio educative per minori che operano sul territorio. Il Protocollo d’Intesa firmato giovedì sarà allargato nei prossimi mesi a tutti gli attori del sociale che possono entrare in contatto con fenomeni legati alla tratta e allo sfruttamento dei minori, sia per attività illegali, sia per quanto riguarda il loro impiego in lavoro nero o sommerso. E’ stato sottolineato dai relatori come allo stato attuale in Italia (dati 2021) i casi emersi di tratta e sfruttamento sono stati 1911 di cui i minori rappresentano soltanto il 3.3% del totale e che non esiste allo stato attuale un meccanismo territoriale o nazionale per l’identificazione precoce dei minori potenzialmente vittime di questo fenomeno.
Fonte: AbruzzoSera
Firmato il Protocollo d’Intesa per l’identificazione e la presa in carico dei minori vittime di tratta e di sfruttamento – Abruzzo Sera
Learn More
Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza maschile contro le donne e di genere
Il comportamento violento non è mai responsabilità di chi lo subisce, ma solo di chi lo agisce.
In Italia il 31,5% delle donne tra i 16 e 70 anni ha subito nel corso della propria vita una qualche forma di violenza da parte di un uomo. Questo è un dato globale, trasversale a tutte le regioni, le classi socio-economiche e il livello di istruzione.
Anche la violenza domestica colpisce nella grande maggioranza dei casi le donne e, quando queste sono madri, anche i loro figli e figlie diventano vittime di maltrattamento, in quanto testimoni di violenza. Il 32,4% dei bambini e delle bambine prese in carico dai servizi sociali assistono alla violenza sulle loro madri.
Come comunità, cerchiamo di contribuire al cambiamento, attraverso gli strumenti educativi a nostra disposizione che utilizziamo con i/le giovani ospiti e con i nuclei madri-bambino, perché la violenza non sia mai una soluzione.
Ricordiamo a tutt3, se siete vittime di violenza o conoscete persone che lo sono, potete chiamare il numero nazionale 1522.