Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza maschile contro le donne e di genere
Il comportamento violento non è mai responsabilità di chi lo subisce, ma solo di chi lo agisce.
In Italia il 31,5% delle donne tra i 16 e 70 anni ha subito nel corso della propria vita una qualche forma di violenza da parte di un uomo. Questo è un dato globale, trasversale a tutte le regioni, le classi socio-economiche e il livello di istruzione.
Anche la violenza domestica colpisce nella grande maggioranza dei casi le donne e, quando queste sono madri, anche i loro figli e figlie diventano vittime di maltrattamento, in quanto testimoni di violenza. Il 32,4% dei bambini e delle bambine prese in carico dai servizi sociali assistono alla violenza sulle loro madri.
Come comunità, cerchiamo di contribuire al cambiamento, attraverso gli strumenti educativi a nostra disposizione che utilizziamo con i/le giovani ospiti e con i nuclei madri-bambino, perché la violenza non sia mai una soluzione.
Ricordiamo a tutt3, se siete vittime di violenza o conoscete persone che lo sono, potete chiamare il numero nazionale 1522.
Benvenuto piccolo E.
La famiglia di Crescere Insieme diventa sempre più grande! Accogliamo nella nostra comunità Madre-Bambin* il nuovo nato, E. che con i suoi 3,5kG di amore ci riempie già le giornate!
Learn MoreDocumento congiunto delle comunità per minori de L’Aquila
In data 9/10/23 si è tenuta la prima riunione delle Comunità per Minori che operano nel
territorio comunale, questo primo incontro vuole stabilire tra noi un appuntamento fisso e
si propone di trasformarsi in un coordinamento attivo per tutelare i ragazzi meritevoli
presenti in accoglienza, i nostri collaboratori e i dipendenti da una pericolosa deriva che
tende ad individuare nelle strutture la causa di alcune problematiche e non parte della
soluzione come dovrebbe essere in una interlocuzione sana e priva di attacchi strumentali.
Sappiamo quindi che temi del disagio giovanile e delle criticità legate al fenomeno della
devianza minorile, negli ultimi mesi, sono al centro del dibattitto cittadino e nazionale. Nella
nostra città, come in ogni area urbana del Paese, registriamo da qualche anno un
peggioramento della condizione dei giovani con l’aumento preoccupante delle aree di
marginalità e di bisogno: la cronaca sempre più spesso ci parla di episodi di bullismo e di
varie forme di illegalità diffusa, messi in atto da fasce sempre più giovani della popolazione.
Ci viene rimandata la fotografia di un fenomeno complicato, inserito in una società
mutevole, in cui le misure di tutela delle persone più fragili e le strategie di tenuta sociale
risultano fortemente indebolite. Un fenomeno che sembrerebbe essere prevalente tra gli
adolescenti, stranieri non accompagnati ma anche italiani, che vivono una particolare fase
del ciclo evolutivo e sono quotidianamente attraversati da importanti domande relative al
Sé e all’Altro. Il percorso relativo alla costruzione della loro Identità risulta una strada per
alcuni difficile da percorrere.
Purtroppo, però, quando ascoltiamo i dibattiti sul tema, le soluzioni proposte sono spesso
frutto di posizioni accusatorie e/o esclusivamente repressive e non di un’analisi che tenga
conto della complessità del fenomeno e del reale. Si punta il dito, a volte anche contro
questi stessi ragazzi, addossandogli semplicisticamente un’etichetta che rischiano di portarsi
dietro tutta la vita.
Noi come strutture del territorio, ormai da anni, siamo presenti in città con le nostre
comunità socio-educative e con le nostre équipe multidisciplinari. I nostri professionisti,
ogni giorno, lavorano in prima linea per sostenere i ragazzi a scoprire le loro risorse,
rispettare l’altro e le regole comunitarie, trovare la propria strada nel mondo degli adulti.
Assistenti sociali, psicologi ed educatori si confrontano con le complessità di questi giovani,
fanno la propria parte tentando di trasformare i punti di forza individuali in opportunità
concrete, le difficoltà e gli sbagli in occasioni di crescita e cambiamento. Un lavoro
continuo, quotidiano, difficile. Nel corso degli anni abbiamo accolto oltre 500 minori in
condizione di abbandono o di fragilità sociale. Non stiamo adesso a sottolineare i risultati
raggiunti, seppur importanti, perché non è questo il focus dell’intervento.
Siamo assolutamente convinti dell’importanza della necessità di una vigilanza capillare da
parte delle Istituzioni e delle Forze dell’Ordine, con le quali abbiamo il dovere di
intrattenere una relazione quotidiana e costante, che possa favorire il confronto,
individuare tempestivamente le criticità e mettere in campo interventi di soluzione delle
stesse ma nondimeno ci vogliamo soffermare su quali siano le reali possibilità di intervento
delle strutture socio educative. Le nostre comunità, quotidianamente, predispongono e
realizzano interventi che mettono al centro il minore attraverso relazioni educative e azioni
concrete che permettano a quel determinato minore di raggiungere il maggior grado
possibile di senso di responsabilità, autonomia e autostima e che si propongono di ridurre i
fattori di rischio relativi ai fenomeni di disagio e devianza giovanile.
Viene utilizzato ogni strumento educativo a disposizione, ogni risorsa del territorio e ogni
forma ludica per evitare devianze e pericoli e per sostenere lo sviluppo di potenzialità e
benessere personale. Ma bisogna tenere a mente che non siamo strutture né detentive né
psichiatriche e che quindi il contenimento dei ragazzi oppositivi non può andare oltre gli
strumenti che ci concede la normativa vigente.
I progetti educativi individualizzati sono certamente lo strumento essenziale per accogliere
le sensibilità dei ragazzi, i loro bisogni e aspettative in modo da tradurli in percorsi di vita
strutturati ma educare, lo sappiamo, è un compito complesso. Non è un’iniziativa privata,
riservata solo ad alcuni, bensì è un’azione collettiva che implica la partecipazione e
l’impegno di più soggetti.
Il Comune deve e può essere il primo alleato delle strutture socio educative tramite la
professionalità, indiscussa, dei propri dirigenti e delle assistenti sociali che si impegnano in
un’interlocuzione anche quotidiana, quando necessario.
La scuola è un elemento fondamentale: accoglie, forma e in diversi casi, lavora il doppio per
offrire un percorso didattico a ragazzi spesso già grandi e non necessariamente centrati su
cosa vuol dire studiare e stare dentro una classe, a causa di esperienze precedenti e/o
vissuti emotivi particolarmente delicati.
Lo sport può essere un veicolo di integrazione e inclusione straordinario: ogni iniziativa in
questo senso va sostenuta e incoraggiata. Negli anni, la nascita di realtà come United
L’Aquila o le tante iniziative promosse dall’Aquila 1927 hanno rappresentato occasioni
importanti per chi opera quotidianamente con i ragazzi.
Attraverso i tre fondamentali esempi citati, vogliamo evidenziare come sia necessario che
ogni parte attiva del processo educativo di questi giovani sia coinvolta e che se da una parte
un’azione di controllo è indispensabile, dall’altra è necessario mettere in campo ogni mezzo
possibile per offrire alternative ai nostri giovani.
La rete del nostro territorio esiste: va sostenuta e migliorata.
Gli enti del terzo settore che si occupano di assistenza e residenzialità in si avvalgono del
lavoro di oltre 100 persone in città tra assistenti sociali, psicologi, educatori professionali,
notturnisti ed operatori. Il loro lavoro svolto spesso in condizioni difficili merita il rispetto
delle forze politiche e degli amministratori.
Rammarica vedere, invece, che oggi assistiamo alla ricerca dell’ennesimo capro espiatorio:
per molti sono le Comunità, per altri il Comune e per altri ancora i ragazzi, che sono minori e
per cui la legge italiana è, giustamente, garantista anche se i recenti decreti legge indirizzati
verso una dinamica più restrittiva dimostrano la portata nazionale se non anche
internazionale del fenomeno.
A volte e fortunatamente non da parte di tutti sembra non esserci la reale volontà di andare
a capire l’origine del problema, che non è solo locale, per inserire reali e utili correttivi.
Non crediamo che ci siano soluzioni preconfezionate ma una modalità operativa che
riteniamo utile, ad esempio, potrebbe essere l’istituzione di un tavolo tecnico permanente
composto dalle Istituzioni, dai rappresentanti degli enti di accoglienza e dalle forze
dell’ordine. Un tavolo che potrebbe avere sempre sotto controllo il polso della situazione e
le eventuali criticità, in modo da non lasciare nessuno da solo nel momento della difficoltà e
che potrebbe redigere un vademecum operativo condiviso per gestire le situazioni di
criticità.
Dal nostro punto di vista è indispensabile, come comunità intera, stimolare e attivare
“anticorpi” che siano in grado di far fronte a tali fenomeni, prevenirli e ri-orientare percorsi
di vita che sono partiti male ma che non per questo sono senza speranza .
Inoltre, al netto di quanto sopra esposto, occorre precisare che nell’episodio avvenuto in
centro storico la notte di sabato bisogna precisare che la rissa ha visto coinvolte persone
adulte e non ospiti delle nostre strutture per cui si chiede agli organi di stampa una rettifica.
Come è utile anche segnalare la presenza di decine di giovani stranieri che non
usufruiscono della rete di accoglienza e residenzialità e per i quali non c’è nessuna struttura
responsabile. Per queste ragioni sarà cura delle scriventi smentire ogni episodio che verrà
indicato alla pubblica opinione come ascrivibile alle azioni dei minori ospiti ma che in realtà
è compiuto da terzi.
Infine in queste ore ci stiamo attivando per chiedere un incontro al Prefetto dell’Aquila, al
Sindaco e ai responsabili dei servizi sociali per capire le modalità più proficue per mettere
ulteriormente a disposizione della collettività le professionalità presenti nelle nostre
strutture.
Goffredo Juchich
Responsabile Crescere Insieme Comunità per minori
Antonella Di Gregorio
Responsabile Case Famiglia “Il Volo delle Aquile”, “Il Nido delle Aquile”, “La Dimora delle
Aquile” e CAS “La Rondine”
Francesca Giorgi
Responsabile Casa Famiglia “Fraterna Tau ODV ETS
Una gioia condivisa è una gioia raddoppiata
Qualche tempo fa, una giovane coppia ci ha contattato mostrando interesse e curiosità verso i nostri progetti socio-educativi e le nostre attività quotidiane. I due ragazzi hanno deciso di sostenere la nostra mission e, in occasione del loro matrimonio, hanno voluto dare un contributo attraverso una donazione. Come équipe professionale, insieme ai ragazzi, bambini e madri delle nostre comunità, vorremo ringraziarli di cuore , augurandogli il meglio per la loro vita futura insieme.
Learn MoreDisagio giovanile il nostro intervento su Abruzzosera.it
Nel link riportiamo l’articolo pubblicato sul quotidiano on line Abruzzosera.it al cui interno viene riportato un nostro intervento
Learn MoreCrescere Insieme, Special Olimpics e L’Aquila 1927 al Gran Sasso d’Italia per una giornata di festa
Abbiamo accettato con piacere l’invito rivoltoci dall’associazione sportiva Multisport che in collaborazione con L’Aquila 1927, domani darà vita alla prima edizione della Coppa della Solidarietà. In campo con noi ci saranno le squadre giovanili dell’Academy L’Aquila, i ragazzi di altre strutture del territorio che si occupano di minori e i componenti dell’associazione Special Olimpics. Attraverso questa iniziativa vogliamo contribuire a costruire un contesto di inclusione nel quale vengano promossi valori sociali, educativi e culturali come l’uguaglianza, la lotta contro ogni forma di discriminazione, lo spirito di gruppo, la tolleranza, la lealtà, la cooperazione, il rispetto e la conoscenza reciproca. Crediamo inoltre che lo sport abbia il grande potere sia di appianare che di valorizzare le differenze. Intendiamo quindi incoraggiare e promuovere giornate come quella di domani, non solo come momento ludico da offrire ai nostri ragazzi, ma anche come un’occasione per sperimentare tutti i valori che la Coppa della Solidarietà porta con sé. Appuntamento per tutti e tutte quindi alle ore 15 presso lo Stadio Gran Sasso dell’Aquila.
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Aperte le iscrizioni per il Corso di formazione per Tutori Volontari di MSNA
Accompagnare i Minori Stranieri Non Accompagnati durante il loro percorso di crescita è un compito che necessita di un grande lavoro di rete e di professionalità diverse che, insieme, possono rispondere ai bisogni complessi e sempre in evoluzione di questi ragazzi. Per queste ragioni il ruolo di tutore volontario è sicuramente indispensabile per promuovere il benessere psicofisico dei minori e sostenere i loro percorsi di integrazione e formazione. Vogliamo invitare tutti coloro che sono interessati a partecipare al corso di formazione per aspiranti tutori volontari di Minori Stranieri Non Accompagnati, organizzato dalla Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza in collaborazione con il Tribunale per i Minorenni dell’Aquila.
Entro il 7 giugno 2023 sarà possibile presentare domanda di selezione per partecipare alla formazione da remoto, prevista dal 9 giugno 2023 al 21 luglio 2023 e organizzata in sette giornate.
Per informazioni si può consultare il sito www.crabruzzo.it o telefonare al 08569202646
Learn MoreL’Eid al-Fitr una festa per i ragazzi
L’Eid al-Fitr (questo il nome della festa della rottura del digiuno) rappresenta la seconda ricorrenza più importante del mondo islamico e sancisce la fine del mese sacro e del digiuno per antonomasia.
Anche per alcuni dei nostri ragazzi la festa è iniziata questa mattina presto, con la preghiera alle ore 7 nei luoghi di culto presenti nel territorio ed è proseguita presso la struttura con la preparazione di piatti tipici dei loro paesi di origine e una conviviale festosa ed allegra. Ai nostri ragazzi e a tutti i cittadini di religione mussulmana vanno gli auguri di tutta l’équipe di Crescere Insieme.
Learn MoreSPAZIO INCONTRO: da Martedì 11 Aprile parte il progetto di orientamento sociale e sostegno psicoeducativo per giovani e famiglie
Spazio Incontro è il progetto ideato dalla nostra Impresa Sociale che intende promuovere il benessere dei giovani e delle famiglie, residenti nel Comune di L’Aquila, prevenendo le situazioni di disagio ed emarginazione sociale.
Da martedì 11 Aprile sarà attivo il servizio di sportello per l’orientamento sociale e il sostegno psicoeducativo presso uno spazio dedicato sito in V. Giosuè Carducci. Attraverso il progetto si intende accompagnare le famiglie e i giovani in condizioni di particolare fragilità in un processo di trasformazione di dinamiche e di sviluppo di competenze e risorse che possano ridurre lo svantaggio sociale.
Si vuole promuovere lo sviluppo di competenze genitoriali positive e fornire uno spazio e un tempo in cui i beneficiari possano sperimentare sia un ascolto non giudicante sia l’esperienza di una rete interdisciplinare che li accompagni in un percorso di crescita individuale e familiare.
Lo sportello sarà aperto tutti i martedì e giovedì dalle 10.00 alle 12.00.
Contattaci per info e richiedere un appuntamento.
Learn MoreDisagio giovanile: il nostro punto di vista.
I temi del disagio giovanile e delle criticità legate al fenomeno della devianza minorile, nell’ultimo periodo, sono al centro del dibattitto cittadino e nazionale. Nella nostra città, come in ogni area urbana del Paese, registriamo da qualche anno un peggioramento della condizione dei giovani con l’aumento preoccupante delle aree di marginalità e di bisogno: la cronaca sempre più spesso ci parla di episodi di bullismo e di varie forme di illegalità diffusa, messi in atto da fasce sempre più giovani della popolazione.
Ci viene rimandata la fotografia di un fenomeno complicato, inserito in una società mutevole, in cui le misure di tutela delle persone più fragili e le strategie di tenuta sociale risultano fortemente indebolite. Un fenomeno che sembrerebbe essere prevalente tra gli adolescenti, che vivono una particolare fase del ciclo evolutivo e sono quotidianamente attraversati da importanti domande relative al Sé e all’Altro.
Purtroppo, però, quando ascoltiamo i dibattiti sul tema, le soluzioni proposte sono spesso frutto di posizioni accusatorie e/o repressive e non di un’analisi che tenga conto della complessità del fenomeno e del reale. Si punta il dito, a volte anche contro questi stessi ragazzi, addossandogli semplicisticamente un’etichetta che rischiano di portarsi dietro tutta la vita.
Crescere insieme, ormai da anni, è presente sul territorio con la propria comunità socio-educativa e la propria équipe multidisciplinare. I nostri professionisti, ogni giorno, lavorano in prima linea per sostenere i ragazzi a scoprire le loro risorse, rispettare l’altro e le regole comunitarie, trovare la propria strada nel mondo degli adulti. Assistente sociale, psicologa ed educatori si confrontano con le complessità di questi giovani, fanno la propria parte tentando di trasformare i punti di forza individuali in opportunità concrete, le difficoltà e gli sbagli in occasioni di crescita e cambiamento. Un lavoro continuo, quotidiano, difficile. Nel corso del tempo abbiamo accolto oltre 60 minori in condizione di abbandono o di fragilità sociale. Non stiamo adesso a sottolineare i risultati raggiunti, seppur importanti, perché non è questo il focus dell’intervento.
Siamo assolutamente convinti dell’importanza della necessità di una vigilanza capillare da parte delle Istituzioni e delle Forze dell’Ordine, con le quali abbiamo il dovere di intrattenere una relazione quotidiana e costante, che possa favorire il confronto, individuare tempestivamente le criticità e mettere in campo interventi di soluzione delle stesse ma nondimeno ci vogliamo soffermare su quali siano le reali possibilità di intervento delle strutture socio educative. Queste comunità, quotidianamente, predispongono e realizzano interventi che mettono al centro il minore attraverso relazioni educative e azioni concrete che permettano a quel determinato minore di raggiungere il maggior grado possibile di senso di responsabilità, autonomia e autostima e che si propongono di ridurre i fattori di rischio relativi ai fenomeni di disagio e devianza giovanile.
Viene utilizzato ogni strumento educativo a disposizione, ogni risorsa del territorio e ogni forma ludica per evitare devianze e pericoli e per sostenere lo sviluppo di potenzialità e benessere personale.
I progetti educativi individualizzati sono certamente lo strumento essenziale per accogliere le sensibilità dei ragazzi, i loro bisogni e aspettative in modo da tradurli in percorsi di vita strutturati ma educare, lo sappiamo, è un compito complesso. Non è un’iniziativa privata, riservata solo ad alcuni, bensì è un’azione collettiva che implica la partecipazione e l’impegno di più soggetti.
Il Comune deve e può essere il primo alleato delle strutture socio educative tramite la professionalità, indiscussa, dei propri dirigenti e delle assistenti sociali che si impegnano in un’interlocuzione anche quotidiana, quando necessario.
La scuola è un elemento fondamentale: accoglie, forma e ,in diversi casi, lavora il doppio per offrire un percorso didattico a ragazzi spesso già grandi e non necessariamente centrati su cosa vuol dire studiare e stare dentro una classe, a causa di esperienze precedenti e/o vissuti emotivi particolarmente delicati.
Lo sport può essere un veicolo di integrazione e inclusione straordinario: ogni iniziativa in questo senso va sostenuta e incoraggiata. Negli anni, la nascita di realtà come United L’Aquila o le tante iniziative promosse dall’Aquila 1927 hanno rappresentato occasioni importanti per chi opera quotidianamente con i ragazzi.
Attraverso i tre fondamentali esempi citati, vogliamo evidenziare come sia necessario che ogni parte attiva del processo educativo di questi giovani sia coinvolta e che se da una parte un’azione di controllo è indispensabile, dall’altra è necessario mettere in campo ogni mezzo possibile per offrire alternative ai nostri giovani.
La rete del nostro territorio esiste: va sostenuta e migliorata.
Rammarica vedere, invece, che oggi assistiamo alla ricerca dell’ennesimo capro espiatorio: per alcuni sono le Comunità, per altri il Comune e per altri ancora persino i ragazzi, che sono minori e per cui la legge italiana è, giustamente, garantista.
Sembra non esserci la reale volontà di andare a capire l’origine del problema, che non è solo locale, per inserire reali e utili correttivi.
Non crediamo che ci siano soluzioni preconfezionate ma una modalità operativa che riteniamo utile, ad esempio, potrebbe essere l’istituzione di un tavolo tecnico permanente composto dalle Istituzioni, dai rappresentanti degli enti di accoglienza e dalle forze dell’ordine. Un tavolo che potrebbe avere sempre sotto controllo il polso della situazione e le eventuali criticità, in modo da non lasciare nessuno da solo nel momento della difficoltà.
Dal nostro punto di vista è indispensabile, come comunità intera, stimolare e attivare “anticorpi” che siano in grado di far fronte a tali fenomeni, prevenirli e ri-orientare percorsi di vita che sono partiti male ma che non per questo sono senza speranza .
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